La nascita del fumo fino ai giorni nostri una dipendenza mortale che ti brucia a fuoco lento.

La storia del fumo un vizio lungo secoli, le origini sacre del fumo l’abitudine di fumare, oggi tanto demonizzata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha origini che risalgono alle antiche civiltà. In principio, il fumo non era un vizio di massa, ma un atto religioso. I sacerdoti Maya e Aztechi, già nel 1000 a.C., usavano il fumo durante i rituali, soffiandolo verso il sole e i punti cardinali per comunicare con le divinità. Il fumo, etereo come uno spirito, aveva una funzione sacra nella cultura di questi popoli.
 
Il primo incontro con il tabacco avvenne con la scoperta delle Americhe, il tabacco venne descritto per la prima volta da cronisti come Bartolomeo de Las Casas. Gli indigeni Taino, abitanti di quello che oggi è Santo Domingo, erano già abituati a “mescolare il respiro con un’erba chiamata pentum”, che oggi conosciamo come tabacco. Anni dopo, Don Fernando Oviedo, governatore spagnolo, descrisse questo uso come “un’arte nefasta”, capace di indurre uno stato di incoscienza negli indigeni. Il fumo di tabacco tra i nativi americani era utilizzato per provocare stati alterati di coscienza, aspirato in grandi quantità e impiegato anche a scopo curativo.
 
Gli usi del tabacco tra le popolazioni indigene, non si limitavano all’uso cerimoniale. Veniva anche masticato, sniffato o mescolato con cenere per produrre una gomma da masticare con presunti benefici per la salute orale, come dimostrato da studi sugli Yanomami del Brasile. I nativi delle pianure del Nord America fumavano la pipa, riservata esclusivamente a cerimonie spirituali o consigli di saggi.
 
Grazie ai marinai di Cristoforo Colombo il tabacco è arrivato in Europa, ma fu il diplomatico portoghese Jean Nicot, nel 1560, a promuoverlo come pianta medicinale. Da Nicot deriva il termine “nicotina”, il principio attivo del tabacco. Ben presto il tabacco si diffuse tra i soldati e i marinai europei, trovando un posto fisso anche tra gli intellettuali.
 
Altri tipi di fumo nel mondo antico prima della scoperta dell’America,  erano comunque presenti in altre culture. Gli antichi Ariani dell’Iran e gli Sciti, descritti dallo storico Erodoto, fumavano semi di canapa per ottenere una sorta di “ebbrezza da fumo passivo”. I Sumeri, secoli prima, facevano uso di oppio per cerimonie, un’abitudine che si diffuse in Oriente e nel Medioevo divenne un vero flagello sociale, soprattutto in Cina.
 
Il tabacco da sostanza sacra a veleno sociale, e curativo, iniziò a trasformarsi in un pericolo per la salute pubblica già nel XVII secolo. In Inghilterra, l’abitudine di fumare si diffuse non solo tra i soldati, ma anche tra artisti e intellettuali, che trovavano nel fumo un mezzo per sfidare i rigidi costumi sociali. Nel tempo, anche le donne si unirono a questo vizio, fondando in Inghilterra il cosiddetto Ordine della Tabacchiera.
 
Il mito della sigaretta la sua nascita, tuttavia, è legata a un episodio particolare: nel 1832, durante l’assedio di San Giovanni d’Acri, i soldati turchi cominciarono a riempire i cilindri di carta utilizzati per conservare la polvere da sparo con del tabacco, creando così il primo prototipo di sigaretta. Questo “virus” del fumo si diffuse rapidamente in Europa, trovando terreno fertile con l’avvento della rivoluzione industriale.
 
L’inizio degli anni 2000 segna una svolta nella lotta contro il fumo tradizionale con l’introduzione della sigaretta elettronica, un’invenzione che ha cercato di offrire un’alternativa meno dannosa per i fumatori. La prima versione della sigaretta elettronica, come la conosciamo oggi, fu sviluppata da Hon Lik, un farmacista cinese, nel 2003. Motivatore principale di questa invenzione fu la morte di suo padre, vittima di un cancro ai polmoni causato dal fumo. Hon Lik immaginava un dispositivo che potesse simulare l’esperienza del fumo senza le sostanze nocive presenti nella combustione della carta e del tabacco, “ma ci sono ora le sostanze chimiche che provocano il vapore e la nicotina che provoca la dipendenza”.
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